Quando le favole non hanno un lieto fine

Voglio raccontare una favola dei giorni nostri. Ha per protagonista una bimba di otto anni che, per ovvie ragioni chiamerò solo V.
V. fa parte dei bambini nati sotto la cattiva stella di coloro che presto devono comprendere il concetto di separazione.
All’eta’ di cinque anni, quando ancora passava il suo tempo a cantare a gran voce le canzoni, che le maestre insegnano all’asilo, seduta sulla poltrona del salotto dovette farsi grande comprendendo discorsi seri e troppo duri dei grandi.
Papa e mamma ci sarebbero stati, ma non sarebbero più stati li e tutti insieme.
Poco male, aveva pensato, tanto per lo più il tempo lo divideva tra scuola e nonni.
Fino a quel momento pero’ nessuno aveva messo in discussione l’unione e la presenza costante di mamma e papa.
Si, e’vero, si era detta, i litigi c’erano e con frequenza, ma da sotto il tavolo non avvertiva molto disagio.
Giocava con le bambole e tutto poi sembrava passare più veloce, un po come il temporale.
Separazione. La sua curiosità aveva posto innumerevoli domande, e ad ogni domanda papa e mamma avevano dato risposte rassicuranti.
Che cosa strana, si separano perché non vanno d’accordo, eppure qui in salotto sono buoni e tranquilli fin che mi parlano. Vanno d’accordo!
La famiglia si spezza e la piccola V. pian piano reagisce.
Come molti suoi piccoli compagni di sventura fa di necessita’ virtù.
Come Minu’il suo piccolo coniglietto di peluche sta dove la si mette. E cosi un po di qua e un po di la, passano giorni e poi mesi. Non si nega ne a papa, ne a mamma, e tanto meno ai nonni, vivendo in una grande famiglia fatta di molte case e molte più persone.

Passano gli anni e V. sembra felice, a modo suo si e’fatta una ragione di cosa significhi separazione.
Di anni da quel giorno in salotto ne passano tre, e nell’aria pian piano non sente più parlare di separazione.
In cuor suo spera che come quelle liti di un tempo anche la separazione sia stata una lite, solo un po più lunga, e che come tale prima o poi finisca.
Aleggia nell’aria la parola divorzio!
Ormai a otto anni le domande si fanno e le parole vengono comprese meglio che a cinque.
A otto si comprendono ancora meglio le cose non dette.
Il sogno s’infrange: papa e mamma divorzieranno e questo vuol dire che mai e poi mai torneranno insieme.
A nulla sono serviti i tanti disegni colorati a raffigurare papa, V. e mamma insieme per mano.
Non resta che tentare il tutto per tutto.
Impugnata penna e colori rivolge su carta un disperato appello a Babbo Natale.
Si scusa tanto perché in fondo e’ ancora giugno, ma il problema e’serio.
”Babbo Natale, aiutami tu, se un regalo puoi farmi, fa che papa e mamma tornino insieme come una volta.”
Suggerisce al buon vecchio di cercare aiuto anche nel Bambin Gesù che sicuramente vista la causa non si tirerà indietro.
Qui la favola si ferma.
Perché V. e’si una principessa, ma non del mondo delle favole.
E’la principessa di due genitori che hanno, purtroppo per lei, compreso come l’amore tra le persone nasce finisce e muore.
Le favole hanno un lieto fine, dove qualcuno salva la principessa che invoca aiuto, ma nella realtà questo non succede.

Dedicato a tutte le e i V. del mondo: che il dolore che avete provato in cosi tenera eta per le altrui colpe si trasformi in felicita futura…

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Informazioni su andreabusin

Cerco un posto nell'infinito delle parole. Scrivo per dare un senso a quello che mi circonda, e una vita eterna alle vicende che vivo per mezzo degli altri. Diventato uno scrittore sogno di continuare a esserlo, aspettando che l'ispirazione ponga la parola fine ad un'altro romanzo.
Questa voce è stata pubblicata in amore, Figli, Infelicita', Respiri, Riflessioni, separazione e divorzio. Contrassegna il permalink.

4 risposte a Quando le favole non hanno un lieto fine

  1. dicksick ha detto:

    Bellissimo testo. Non posso che concordare con l’augurio finale.

  2. ale2999 ha detto:

    Scusami, ma c’è di peggio nella vita. Anche di un bambino purtroppo.

    • andreabusin ha detto:

      Purtroppo e’ come dici tu. Questa e’una storia comune ormai e forse banale. Come tale ho voluto solo imprimerla indelebilmente, o quasi. E chissa’che non possa insegnare a qualcuno qualcosa. Naturalmente e’la mia opinione.

  3. Thaithela ha detto:

    Non c’è un’escalation nel dolore. Ognuno lo vive con l’intensità a cui lo porta la sua natura.

    Chissà se a questa nuova generazione di piccoli adulti il futuro riserverà una maggiore forza nell’affrontare gli ostacoli o una già stanca fragilità.

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