Qualcosa da dimenticare per lasciare posto ad altro da ricordare #gocce #odyssey

Rileggo a distanza di mesi l’intervista per così dire rubata ad un amico “Un Bodhisattva nella polvere”.
Rivivo i momenti precedenti la partenza per il viaggio che gli avrebbe consentito di trovare finalmente quel posto nel mondo, quel posto in cui le ali che si portava appresso dalla nascita avrebbero finalmente potuto spiegarsi per permettergli di prendere il volo.
Ricordo il suono delle sue parole nel descrivere quel desiderio di cercare la felicità che la nostra quotidiana vita non permetteva ormai da tempo di ritrovare.
Avevo ascoltato più e più volte il suo osservare il nostro vivere fatto di ritmi compulsi e cornici che opprimono il dipinto che racchiude il nostro essere, quel rinnegare giorno dopo giorno la bellezza del vivere inteso nell’accezione più grande: ossia godere di tutto ciò che la realtá ci può offrire, senza essere imprigionati dai rigidi schemi dell’economia, del lavoro e del denaro.

Ho guardato con invidia al coraggio di un uomo di 35 anni capace di dire basta ad un lavoro sicuro, ai pochi legami familiari, alle zone in cui é nato e cresciuto, per fuggire alla ricerca di una vita tra le isole thailandesi un po’ come viaggiatore, un po’ come naufrago tra gli autoctoni.
Una decisione certamente molto combattuta e sofferta, dove tutto e tutti hanno remato contro e i sentimenti hanno lasciato segni indelebili di difficoltà.
Il piccolo falco, alla ricerca di quel cielo vasto e immenso, dove aprire le ali alla massima estensione e volare libero nell’infinito, era uscito dal nido.

Sono passati molti mesi da quella partenza e pochi sono stati i contatti affidati soprattutto alla mail.

Quel cielo vasto e immenso non esiste.
La felicità tanto agognata non esiste.
Il paradiso tanto idealizzato non esiste.
La pace e la serenità nella natura incontaminata non esiste.

Leggo le righe di un uomo che é fuggito da una vita che riteneva ostile e fatta di persone lontane dal suo mondo, ora prigioniero della solitudine e di lavori saltuari e insignificanti, dove l’unico legame con la vita sono i ricordi.
Quel mare azzurro incontaminato dove nuotare tra magnifici pesci e coralli é ora il terribile spettro di un esilio a cui preferire il mare salmastro di squali e briganti in cui siamo nati e in cui abbiamo sguazzato fin dalla nascita.

Rifletto su quante volte abbiamo percorso miglia e miglia, talvolta con la mente, talvolta con il cuore, alla ricerca di una felicità che di diritto riteniamo ci spetti.
Perché in fondo siamo esseri pensanti, senzienti e come tali sensibili a ciò che é il bello e il brutto del vivere.
È forse proprio questo il nostro più grande male: l’arroganza e la presunzione di poter capire che cosa sia il meglio o peggio nella nostra vita.
Credere di conoscere i meccanismi del cuore sulla base di quanto la vita ci ha fatto provare, senza avere tuttavia coscienza che forse non ci sono regole e che il nostro ricondurre a schemi logici la vita, altro non é che voler raccogliere il mare con un cucchiaino.
Non esiste la felicità, non esiste il mondo perfetto, non esiste l’amore assoluto!
Se non altro non esiste la fuori.
Tutto é dentro di noi, nel nostro modo di affrontare il mondo, e chi ci circonda: nel nostro vivere e sentirci vivi.

@ironbuck: Cerchi risposte in ogni dove quando la soluzione é a un passo da te #gocce

@ironbuck: Agisci con determinazione e pensi che stai facendo la cosa più giusta della tua vita,poi tutto diventa pura follia da oblio #gocce #odyssey

@ironbuck: Qualcosa da dimenticare per lasciare posto ad altro da ricordare #gocce #buongiorno #odyssey

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Informazioni su andreabusin

Cerco un posto nell'infinito delle parole. Scrivo per dare un senso a quello che mi circonda, e una vita eterna alle vicende che vivo per mezzo degli altri. Diventato uno scrittore sogno di continuare a esserlo, aspettando che l'ispirazione ponga la parola fine ad un'altro romanzo.
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