Ton-say-bay
“Anche sta volta è giunta l’ora di dire addio alla mia isola, un lembo di terra bagnata dal mare, lontano da dove fondano le mie radici. Qui non ho legami, rapporti di alcun tipo ma ciò nonostante sento più amore in questo posto che altrove. Qui è dove la mia anima si espande, dove il respiro della mia esistenza si fa più profondo e intenso. Capisco una volta di più di non esser nato per ambire ad accrescere, ad ogni anno che passa, lucrose velleità di potere, consumo, proprietà (con tutto il rispetto per chi non vede nient’altro che questo, celando il proprio ego dietro principi e ideali manifesto). Sento in me qualcosa di molto più grande e non è ambizione, ma voglia di vivere.
Qui è dove ritornerò con o contro il “rumore” che fa la gente quando dice di pensare…”
…Phuket: bagno di tramonto,rumore di onde alte più di un metro. Cielo terso, mezza pallida luna pronta a spuntare, “perfect day” by BonoVox & Lou Reed… ma non è Phi Phi Islands. MF
Michele Falchetto ©
Raccolgo solo oggi a distanza di mesi gli appunti impressi nella mia memoria di un’intervista strappata ad un amico.
Rileggo qua e là le pagine del suo diario scritto giorno dopo giorno e riportante frasi e pensieri che passo dopo passo hanno caratterizzato una parte del viaggio della sua vita.
Un viaggio, una semplice metà turistica si imprime sempre più nel suo animo, infuocando il desiderio di conoscere un mondo incontaminato, libero delle catene che lo imprigionano alla nostra realtà.
É un tardo pomeriggio di giugno quando davanti a un bicchiere di prosecco freddo cominciamo a scambiare pareri sulla sua esperienza da poco conclusa.
Sono trascorsi due mesi circa dal suo rientro in Italia, dopo una permanenza di quasi un anno in varie isole thailandesi, ma ancora é vivo in lui il distacco dalla attuale realtà.
Mi racconta di una vita per me troppo semplice, fatta di giornate molto spesso uguali alla vista di chi é abituato alla nostra quotidianità fatta di impegni, lavoro, problemi, ma nel contempo piene di un sapore che viene difficile riportare con le parole.
Non toglie mai gli occhiali scuri durante la chiacchierata, il riflesso del sole con il suo calore é ancora forte.
All’inizio credo sia questo il motivo, poi pian piano mi rendo conto che sono per lui una maschera da tenere per non mostrare fino in fondo il suo animo turbato.
Le prime parole di entusiasmo per l’esperienza vissuta lasciano il passo a grandi dubbi esistenziali.
Una continua contrapposizione si innesta tra l’uomo del viaggio e l’uomo della vita comune, rientrato nella quotidianità ostile di qui.
Seguo con fatica alcuni passaggi, forse colpa del vino che potrebbe far perdere quella lucidità che ho cercato di conservare per tutta la giornata, sapendo di questo incontro.
Parole come vita, sensazioni, emozioni cominciano a prendere il sopravvento e quelle immagini di semplice quotidianità fatta di albe meravigliose, nuotate a contatto con pesci, viaggi esplorativi alla ricerca del non so cosa, cominciano ad avere un peso sempre più forte.
Mi si forma l’immagine di un uccello in gabbia che, anche se per poco rispetto alla sua vita, ha assaporato la vista, i piaceri e i pericoli della vita oltre quelle sbarre.
Mi rendo conto che sto parlando con una persona che sta guardando la vita da un punto di vista molto diverso da quello mio e di molti di noi.
Un punto che parte dalla ragion d’essere: vivere nel senso assoluto assaporando anche le cose più semplici.
Difficile tenere il passo delle sue pretese nei miei confronti, capisco che non é li per raccontare, ma per avere risposte.
Io sono lì per ascoltare e fare domande.
Comprendo d’un tratto che sono tra i pochi eletti a cui ha dato in lettura quelle settanta pagine di vita che io ho letto solo con l’occhio di chi legge un libro di avventure.
Non ho colto le sue contraddizioni, le domande, i dubbi, ma ho solamente provato ad immaginare con la mente di chi vive in gabbia quel che poteva avere vissuto là fuori.
Stiamo parlando su frequenze diverse, ma avverto che il senso di tutto ruota su come dovrà essere la sua vita adesso.
Rimango senza parole, ma é questa la domanda che ritorna più volte:”Qual è il senso della mia vita?”.
É forte il desiderio in lui di fuggire di nuovo, ma altrettanto forti sono le catene che legano la sua vita in Italia.
Lavoro, casa, legami affettivi hanno maglie forti e robuste che già con l’ultimo viaggio ha provato ad allentare e che questa volta sarebbero spezzate con una nuova partenza.
Non é una fuga ma la ricerca di quel posto nel mondo in cui ricominciare a vivere con se stesso e per se stesso.
Affronto in maniera razionale alcuni dei pro e contro della vicenda, cercando di rimediare alla grave falla di non aver colto con chiarezza il suo segnale di aiuto.
Ma in fondo chi sono io per dare risposte a domande così importanti e delicate?
Cerco di restare obiettivo e non cadere nella tentazione di dare il consiglio più comodo: vai e lascia tutto.
Mi accorgo che pian piano l’intervistato sono io; io quello che deve provare a dare risposte.
Non comprendo per quale ragione mi addossi questo fardello, in fondo in comune abbiamo la passione per la parola scritta: ha letto il mio romanzo e forse nemmeno fino alla fine, ma lui é su un piano diverso.
Io scrivo e do vita a personaggi, provo a trasmettere emozioni, ma lui nelle sue poesie e riflessioni scrive emozioni.
Le mie parole vanno lette, le sue vissute.
Non nasconde di dirmi apertamente di sentirsi deluso da questo incontro.
Sopravvalutando l’evento nutriva la speranza di trovare quelle risposte che lo assillano.
Confesso di sentirmi spiazzato da tanta schiettezza, ma in fondo mi sento onorato di aver ricevuto tanto onore.
Mi vien solo da dire che in fondo certe decisioni non possono essere maturate in pochi istanti ma pianificate con il tempo e che la coscienza di voler dare un forte cambiamento alla propria vita é già un punto fermo da cui partire.
La serata finisce così senza vinti e vincitori.
Sono trascorsi quattro mesi e mi decido solo oggi a mettere giù questo articolo.
Rileggo una pagina di quel suo diario e guardo quell’immagine che appositamente ho voluto invecchiare.
Lui il bodhisattva nella polvere come si definisce nel suo blog (www.michelefalchetto.com) sta prendendo l’aereo che lo porterà alla sua vita.
Vai amico guarda avanti, non voltarti indietro…
Cia Andrea, devo dirti che sei proprio un privilegiato a conoscere queste persone, io comunque, abituato alle comodità resto a Badia. Un saluto Giuliano