Difficilmente mi capita di esporre apertamente il mio pensiero su lavoro e situazioni economiche, specie se chi mi si pone davanti è persona dalle condizioni economiche disagiate.
Nella fattispecie protagonista di questo articolo è un padre di famiglia a cui il lavoro è stato tolto per dar voce alla Giustizia con la “G” maiuscola.
E in effetti nell’ormai dimenticato 2009 un blitz delle forze dell’ordine, a seguito di accurate indagini porta alla chiusura di uno stabilimento di raccolta e stoccaggio rifiuti.
Il nome non è importante in questa fase giacché indubbiamente i fatti illeciti vi furono se ad oggi ancora i sigilli persistono, tuttavia quel che è doveroso rendere noto e rimarcare è che ben più di una decina di padri di famiglia rimasero, dalla notte al di, senza impiego.
Naturalmente fino ad oggi, in attesa di una sorte per l’azienda, hanno potuto fruire di cassa integrazione, tuttavia anche questa finisce, o meglio tra una manciata di giorni verrà a cessare, malgrado i ritardi con cui veniva erogata.
Di qui il rammarico e la disperazione di questo padre di famiglia, che a distanza di qualche anno si vede a cinquant’anni senza un futuro e senza più un reddito per provvedere alla famiglia, reo solo di aver scelto un’opportunità di lavoro qualsiasi.
Mi chiedo se sia più giusto lasciarsi andare e annegare nel fango della disperazione, o reagire?
Indubbiamente gli aiuti sono un diritto, ma è giusto rimanere inerti fintanto che i fondi sono esauriti e al termine piangere sul latte versato.
Sono colpevole di aver espresso a voce alta un pensiero, che al mio interlocutore dev’essere suonato più come una sentenza, a fronte di tutto ciò:”dovrai reinventarti un lavoro se la società non te ne offre altro”.
Inutile riportare i commenti negativi a questa mia affermazione, nuda, cruda, ma spontanea.
Se non avremo la capacità di reinventarci non saremo mai più in grado di rialzarci…
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Se non avremo la capacità di reinventarci non saremo mai più in grado di rialzarci…
Sono perfettamente d’accordo! Basta piangersi addosso. Basta dire che è colpa degli altri.
Basta dire che non c’è lavoro. Basta illustrare un futuro catastrofico. Basta contare sulle azioni degli altri Basta dirsi ” chi..Io?”
E’ ora di prendersi le proprie responsabilità e progettare la propria vita con consapevolezza e determinazione! Si può! Si deve!
Love
L