I fatti delle ultime ore lasciano senza parole, increduli e spiazzati.
Frane e soprattutto alluvioni non mancano dai notiziari specie in altre parti dell’emisfero, ma ormai l’assuefazione al pezzo giornalistico sul disastro, in ora pranzo o cena, non ci permette più di comprendere la gravita’di questi fatti.
Da una settimana a questa parte il mirino delle catastrofi e’puntato di nuovo sul nostro paese.
Ogni anno paghiamo un contributo, non serve elencare gli eventi dal terremoto all’Aquila in poi.
Ci si chiede tuttavia se tale resti: un tributo di vite e cose, o sia un crescendo di eventi, segnale di qualcosa di più grande.
Ad ogni significativo episodio ci si interroga su colpe e colpevoli, su responsabili e responsabilità ma ci si ferma quasi sempre prima di trovare le effettive cause e rimedi preventivi. La macchina dei soccorsi ormai funziona con tempestività: protezione civile ed esercito intervengono con capacità e preparazione esemplare.
Non si può non spendere una parola di ammirazione e gratitudine per tutti i volontari che si mettono in gioco per aiuto e solidarietà.
Per il dopo possiamo affermare dunque che in poco tempo siamo stati in grado di imparare dagli errori del passato e migliorare.
Pare tuttavia non sia possibile prevenire.
Si parla di eccessiva cementificazione, boschi abbattuti, argini non solidi, precipitazioni che rovesciano quantità inverosimili di pioggia in poco tempo, cambiamenti climatici e pian piano arriviamo all’inquinamento globale e via dicendo.
Probabilmente prevedere non e’possibile, tuttavia convivere con l’idea che domani potrebbe capitare anche a noi potrebbe aiutarci a vivere e sfruttare in maniera più oculata il territorio circostante.
Forse la morale e’ che siamo solo un po più vicini alla fine del mondo, e’solo che non abbiamo ben chiaro a che ora arriverà!
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