Sono approdato mio malgrado sulla spiaggia del desiderio di pubblicare un testo.
Da quando scrivo mai mi sono posto il problema di cosa ci sia dopo l’ultimo punto, l’ultima pagina, dopo la parola fine.
Quante indecisioni prima di mettere quel punto ultimo, quanti ripensamenti, quasi quel testo, scritto rubando tempo qua e la, magari al sonno nelle notti più in vena, fosse l’ultima missione sulla terra.
Dunque, dicevo, terminato, letto, riletto e corretto, propendo per dargli una forma concreta e mi affaccio al mondo dell’editoria.
Immaginavo che, vista la rete popolata di amici di penna, avere contatti non sarebbe stato facile, tuttavia ho dovuto ricredermi.
Pubblicare oggi e’di una semplicità estrema.
Si passa dall’editoria fai da te (la cosi detta pubblicazione on demand) dove l’autore compone il libro, lo stampa e paga, all’editoria semi professionale, dove la pubblicazione richiede la partecipazione alla spesa o di editing, o proprio di pubblicazione (magari con l’acquisto di un certo numero di copie).
Lo ammetto, ci sono anche le case che non chiedono nulla, ma la mia sorpresa e’ data dal mercato che e’cresciuto sulle spalle dello scrittore esordiente.
Ma qual’e’ il fine di pubblicare un testo?
Vivere con i proventi dei propri libri?
Diventare noto?
Far conoscere la propria opera?
Oggi con i libri non si vive e mai si e’stati noti.
I volti noti in molti casi lo erano già prima. Il libro e’ solo una questione di stile per la notorietà.
Ogni scrittore in fondo vuole essere letto. Questo e’il punto.
Beh confesso che appena si varca il confine della pubblicazione, e’facile cedere e dar fondo al portafogli pur di vedere realizzata la propria opera. Perché no, vedere titolo e nome in copertina e le pagine piene della nostra opera, può non aver prezzo.
Ma torniamo con i piedi per terra!
Anche se cediamo alla tentazione, vedremo mai la nostra opera in libreria?
Le proposte di inserimento in circuiti letterari nazionali dicono tutto e niente.
Ammesso che oltre a quanto consegnato all’autore venga dato alle stampe altro, parte della diffusione sara’affidata ad un’icona nel sito della casa editrice, dove tuttavia cliccheranno principalmente altri scrittori esordienti.
Se altre copie gireranno, queste verranno distribuite a biblioteche e forse qualche libreria, dove tuttavia se l’operazione non sara’ accompagnata da un’adeguata promozione, nessuno ne conoscerà l’esistenza anche se riposta su qualche scaffale.
Insomma un’immagine che mi riporta a quando da ragazzi ci si bruciava la paghetta di mesi e mesi per incidere un cd con la propria band sperando che poi sarebbe stato ascoltato e messo in circolazione.
Non dimentichiamo poi che tali pubblicazioni non hanno filtri e valutazioni, per cui, con tutto il rispetto per i colleghi, temo che finisca pubblicata ormai qualsiasi cosa!
Una breve esperienza dunque che mi porta a comprendere che scrivere e pubblicare non sono strettamente collegati e l’uno non dipende dall’altro.
Mi chiedo a questo punto non sia più sensato pubblicare nel proprio blog!!
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evvedi… 🙂